All'inizio del 2021 la realtà virtuale è ormai in moltissime case, ottima qualità a meno del costo di un telefono da un lato, la situazione sanitaria dall'altro.

Il concerto di capodanno 2020/1 di Jean Michel Jarre si è tenuto a Notre Dame in diretta realtà virtuale e stream video, questo dice molto sul presente di questa tecnologia.

Spesso anche i giovanissimi la usano, e per quanto siano "comode" le esperienze di oggi, possiamo stare ore, non dimentichiamo le potenti lenti di un casco e i potenti campi elettromagnetici generati dai sensori 3d.

Seguono alcune valutazioni scritte da tempo ma sempre valide.


- Nausea e mal di simulatore

- Troppe ore nella rella realtà virtuale, pericoli e rischi

- La realtà virtuale può danneggiare la vista

- Suggerimenti per la manutenzione

- Avvertenze: sconsigliata a...


Realtà virtuale: il mal di simulatore

Quando siamo immersi in una realtà virtuale, casco, cuffie e controller raccontano al cervello di essere in un dato luogo, ma, nella realtà "reale", ci troviamo in camera, in salotto o in discoteca, ossia in un luogo "diverso" da quello che il simulatore ci racconta. 

Girare su se stessi di 360° nella realtà non è come farlo nella realtà virtuale: i piccoli ritardi (latenze) e le imprecisioni della "bussola digitale" (il giroscopio) creano minime differenze, tanto che basta un decimo di grado di errore ed ecco che corpo e cervello iniziano a non fare bene i conti.

Maggiore è la durata della tua immersione e più queste discrepanze si accumulano sino a raggiungere un punto limite, il bello è che, spesso, ce ne accorgiamo solo dopo aver tolto il casco.

I gamer esperti solitamente reggono il colpo accusando lievi capogiri, persone meno "computerizzate" potrebbero svenire o addirittura scoprire di essere epilettiche. 

Al problema delle latenze e delle imprecisioni aggiungiamo quello del punto di vista, se la telecamera della simulazione è impostata in modo grandangolare, godremo di un'esperienza intrigante ma assolutamente lontana dall'ordinaria esperienza visiva: più è immersivo il casco maggiore sarà la dissociazione dall'apparato percettivo. 

Questo problema riguarda anche i più esperti e a differenza del primo si  accusa durante l'immersione virtuale e non dopo, in questo caso uscire subito dal vr è la cosa migliore. 

Ultimo ma frequente problema è quello generato dalla lentezza del simulatore, che sia un computer o un telefono il simulatore deve essere molto performante, se la navigazione non è fluida e va a scatti meglio non immergersi: non si vivrebbe una bella esperienza e si accentuerebbe tutto quello ciò che è descritto nelle righe precedenti.

 

Troppe ore nella realtà virtuale: dedicato a nuovi utenti e genitori

Che tu abbia simulatori altamente immersivi, come HTC VIVE e Oculus Rift o il semplice stereoscopio in cartone di Google, avrai il naturale impulso di passarci molto tempo dentro, soprattutto nei primi periodi. 

Se dovessero piacerti particolarmente alcuni giochi 3d in prima persona rischierai di usare la realtà virtuale per un tempo smisurato e perderai, senza accorgertene, il senso del tempo "esterno". 

Questo significa vivere molto tempo in un luogo che puoi anche chiamare irreale, ma, di fatto, per te esiste, lo conosci, ne ricordi strade e percorsi, persone e personaggi,  suoni, colori e tutto il resto.

Chi viaggia si prepara per il treno o per l'aereo, tu vai ad "Altroquando" nel tempo di accendere, caricare i dati e immergerti con casco e cuffie. 

Di fatto sei un viaggiatore, con modalità inusuali, ma lo sei e come tutti i viaggiatori porti con te ricordi che, come tutti i ricordi, affiorano nei momenti più impensati sovrapponendosi per alcuni istanti alla realtà.

Quindi attenzione, ricordare il luogo dove hai lottato con un drago sparando armi atomiche mentre volavi e sanguinavi, non è esattamente come ricordare il selfie davanti alla torre di Pisa: potrebbero esserci implicazioni rischiose nel collezionare certi tipi di ricordi.

 

La realtà virtuale può danneggiare la tua vista

Per usare correttamente una realtà virtuale devi vedere bene, quindi la prima cosa da fare è tarare il casco o, meglio, il suo visore stereoscopico. 

Metti a fuoco con cura e fai un test 3D per trovare la giusta distanza tra le due lenti.

La distanza tra le nostre pupille è mediamente di 6,5 centimetri ma c'è testa e testa: ogni casco ha, da qualche parte, una rotella meccanica o digitale per regolare questa distanza che varia di persona in persona. 

Non esiste una regola precisa per trovare la taratura giusta, arriveranno sensori automatici, ma per adesso devi farlo da solo, per sapere se hai tarato bene la visione basterà girare l'apposita ruota sino a quando sentirai che i tuoi occhi non fanno sforzi per godere della visione tridimensionale.

In ogni caso, ti suggerisco una buona pratica post immersione: affacciati alla finestra o vai per strada e guarda per qualche minuto l'orizzonte più lontano.

In questo modo restituirai ai tuoi occhi il loro parallasse naturale.

 

Suggerimenti per la manutenzione

Il primo nemico del tuo casco è il sudore, oltre alla pulizia della gommapiuma che è a contatto con la pelle, ricorda di pulire spesso le lenti con l'apposito panno.

Il PH acido del sudore tende ad opacizzarle nel tempo con la conseguenza di aloni sempre più importanti ai bordi delle immagini.

La polvere rappresenta il secondo problema, sia per una ovvia questione di igiene sia per il corretto funzionamento degli emettitori, che, se opachi o umidi, possono colloquiare male con i sensori esterni.

 

 AVVERTENZE

Cardiopatici ed epilettici, non usate mai la realtà virtuale. 

Se avete bevuto o usato droghe pesanti aspettate di tornare lucidi prima di usare una realtà virtuale.

Non usate la realtà aumentata per strada, in treno o macchina: ci sono mille motivi e non serve scriverli.

L'uso eccessivo, soprattutto da parte dei bambini, può comprometterne l'apparato visivo, uditivo e motorio.

Sensori wi-fi e bluetooth riempono la stanza con grandi quantità di microonde, invisibili ed inodori, andrebbero immaginate come il fumo di una sigaretta, evitate "l'effetto forno" aprendo le finestre e facendole uscire al posto di assorbirle con il corpo.